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Perché il disco in vinile non vuol morire?

Negozio di Dischi
dischi in vinile

Mentre scrivo stanno correndo le ore del 13 aprile 2019 ovvero il Record Store Day, data originariamente scelta per celebrare i negozi di dischi degli Stati Uniti d'America, che quest'anno per la prima volta viene celebrata anche in Italia.

La ricorrenza è molto apprezzata dagli appassionati del vinile perché le case discografiche sfruttano questa data per uscire con edizioni speciali e per ripubblicare, magari in tiratura limitata, album che hanno fatto la storia della pop internazionale.

La cosa mi ha colpito molto perché la ricorrenza del Record Store Day, di fatto, sembra aver cancellato 30 anni di evoluzione tecnologica a scapito del Cd, supporto fonografico che viene tagliato fuori dalle celebrazioni.
Se la musica fluida, ovvero il download e lo streaming mp3, hanno contribuito a mutare radicalmente le abitudini al consumo di musica, stessa cosa non si può dire del povero Cd che per trent'anni ha dominato la scena scippando lo scettro ai supporti in vinile; ma qualcosa deve essere andato storto e ora il vecchio supporto in vinile, nato nel 1948, si sta riprendendo quote di mercato in una nicchia che, seppur tale, è solida, in salute e ancora in espansione. Ma perché?

Per esperienza personale, pur non essendo un cultore del vinile, questo non mi desta molta meraviglia, nell'era della musica condivisa il disco in vinile rappresenta un atto intimo, privato dove c'è solo l'ascoltatore e il suo disco, intermediati dall'altare sacro rappresentato dal piatto dell'impianto Hi-Fi.

Impianto Stereo Hi-Fi
Impianto stereo Hi-Fi
Non c'è solo questo, ascoltare musica da un vinile è anche la rappresentazione di uno status intellettuale e sociale che non tutti possono permettersi d'avere, non tanto per i costi, ma per la disciplina che esso impone, per i suoi rituali, per il tempo che richiede.

Faccio un balzo indietro nel tempo, ritorno ai miei anni '70 e '80 quand'ero un piccolo consumatore di vinili, quando il mercato discografico era un'altra cosa, quando la fame di musica (nuova) era tanta e la condivisione avveniva attraverso la registrazione delle musicassette.

In quegli anni, l'unico modo per conoscere le nuove uscite discografiche erano le riviste musicali e le radio, sopratutto le radio private. Se non avevi la fortuna di abitare in una grande città, le radio private comunque non andavano oltre al normale pop di classifica e le Radio Rai spesso non andavano nemmeno oltre al Festival di Sanremo; nei primi anni '80 le radio private si fecero più commerciali, in compenso fu la Rai (lo è tutt'ora) a farsi carico delle nuove tendenze e delle situazioni underground più interessanti con piccoli spazi ricchi di proposte e contenuti: ricordo programmi mitici come StereoDrome e in seguito Planet Rock.

Per il consumatore di musica non erano tempi facili, per fortuna c'era una ricca scelta di riviste musicali che informavano sulle nuove uscite o sugli artisti con articoli ricchi di informazioni e scritti da giornalisti molto preparati che sapevano orientarti sulla scelta; erano però indicazioni che andavano seguite cum grano salis perché certa critica troppo bacchettona e conservatrice ha spesso sottostimato l'importanza di certi artisti, per poi ricredersi quando il pubblico sovrano ha sancito il loro successo.


Una volta che ti eri adeguatamente informato con radio e riviste, non ti restava altro che recarti al più vicino negozio di musica e andare a sfogliare i vinili. Che fossero piccoli o grandi, tutti i negozi di dischi avevano gli stessi box quadrati piazzati al centro del locale, attorno ai quali i sound consumer eseguivano la loro lenta processione in una ricerca circolare tra i vinili disposti in ordine alfabetico e/o per genere musicale.

La magia dell'acquisto di un album in vinile, cominciava a manifestarsi nel momento in cui venivi preso dalla grafica di copertina, prima ancora della musica era l'illustrazione di copertina che ti catturava e ti faceva capire che quell'oggetto disco doveva essere tuo. era una questione di feeling. E' questa la magia che è mancata a superbo e ipertecnico CD e che ora porta gli appassionati al supporto in grande formato del vinile.

Ora potrei aprire una parentesi sulle mitiche copertine del pop mondiale dagli anni '70 agli anni '80 del secolo scorso, delle vere opere d'arte, ma questo ci porterebbe fuori rotta, preferisco ritornare al racconto del rito dell'ascolto del vinile.

A differenza del Cd, che lo infili in un cassetto e via, o dello streaming, che con un click passi da un brano all'altro con facilità compulsiva, l'ascolto del vinile è un vero e proprio rituale paragonabile alla Cerimonia Del Té giapponese.


Il 33giri in vinile è un'oggetto delicato che va maneggiato con cura e curato nel corso della sua lunga vita. Per ascoltarlo come si deve, serve un adeguato impianto Hi-Fi che, per quanto compatto, ha bisogno di uno spazio ben preciso e, nell'economia della propria casa, dev'essere uno spazio strategico in modo che i suoi diffusori siano posti nel miglior modo possibile per avere un'esperienza d'ascolto degna di questo nome.

Il vinile si estrae dalla sua busta con una certa delicatezza, con movimenti leggeri che vengono naturali e ti portano ad avere una certa eleganza nei gesti, pochi movimenti per poggiare il piatto sul piano rotante del Hi-Fi, premere il pulsante che lo fa partire (anche se i più preferiscono accompagnare la puntina sul disco manualmente) e abbandonarsi all'ascolto del disco.


L'esperienza d'ascolto di un disco in vinile si completa con l'immersione nelle grafiche della custodia in cartone o della busta dove l'editore discografico ha stampato i testi delle canzoni e magari arricchito il tutto con un'intervento dell'artista che racconta l'opera e non può mancare una bella galleria fotografica.

La storia dei supporti fonografici sembra seguire questa strana piega, sebbene il Cd (o il lettore USB) siano infinitamente più pratici nell'uso del 33giri in vinile, quest'ultimo sembra conservare un 'anima che altri supporti probabilmente non hanno. Forse nel Cd c'è troppa plastica, è troppo freddo, sintetico al tatto, mentre il vinile può godere del potere del grande formato nelle immagini, della gradevole sensazione della carta tra le dita e del già citato piacere rituale nell'ascolto del disco.

Inoltre, il disco in vinile è un oggetto che richiede cura e manutenzione, va trattato con cura e attenzione, come un cucciolo. Per questo, credo, sia percepito come un oggetto vivo, che ripaga delle cure che richiede.

Il triplo vinile Perle di Dodi Battaglia
Perle di Dodi Battaglia in vinile

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