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Bobby Joe Long's Friendship Party (finalmente) su Spotify

Bobby Joe's Long Friendship Party
Finalmente i Bobby Joe Long's Friendship Party sono disponibili anche su Spotify, dopo aver firmato con la Contempo Records con i quali hanno già pubblicato due cd e ne stanno preparando un terzo; una scelta direi naturale dato che è una delle etichette storiche della New Wave Italiana, genere a cui i BJLFP devono molto.



Li ho conosciuti un paio di anni fa grazie al loro canale YouTube dove si può trovare la loro autoproduzione (la stessa che recentemente è stata raccolta dalle edizioni Contempo). Inevitabilmente il cd di questo progetto musicale del Collettivo 03:33 è andato a ruba, ma ancora lo puoi trovare sul sito della Contempo. Per la cronaca, scorso febbraio ho già dedicato un post a questo progetto musicale di cui si sta attendendo il terzo capitolo, cosi da completare questa trucilogia dei Bobby Joe Long's Friendship Party.


Conosciuti anche come Oscura Combo Romana i BJLFP nascono dal progetto progetto artistico 03:33 di Henry Bowers che è il frontman del gruppo. Inventori del genere riconosciuto coatto wave (un misto di punk, postpunk, new wave, synthpop, con liriche tra il colto e il romanesco che trattano i temi più svariati, dai serial killer, alla banalità dell'ordinario).

La loro prima apparizione è nel maggio 2015 quando presentano l'EP autoprodotto Vortice de Totip in una apposita mostra allo 03:33 Basement Roma Est. L'anno seguente, in aprile, escono con l'album autoprodotto Roma Est che senza nessuna forma di promozione riesce a farsi apprezzare dalla critica tanto che Ondarock ne fa il disco del mese e Noisey definisce i Bobby Joe Long's Friendship Party come il futuro dell'indie italiano.


I Bobby Joe Long's Friendship Party sono composti da Henry Bowers che ne è il fondatore, si occupa dei testi, ne è la voce e indica la direzione negli arrangiamenti a Abacab Carcosa che cura le linee melodiche di chitarra e la parte compositiva assieme a Peter Spandau (subentrato nell'album Bundytismo) che si occupa di tutto il resto compresa la produzione.


Per quel che mi riguarda, appena ho sentito le prime note di Vortice de Totip sono rimasto folgorato sulla via di Damasco. Improvvisamente mi è ritornato alle orecchie tutto quel sapore perduto della New Wave Italiana degli anni '80, però cotto meglio, meno pomposo e più genuino. Forse perché i BJLFP nascono in un contesto già maturo, in cui una certa inevitabile esterofilia è stata assorbita e fatta propria. Questi due primi album sono particolarmente riusciti per la capacità che ha avuto la band di dominare le musiche e le liriche creando un contesto attuale e sconvolgente.


L'ispirazione ai generi musicali degli anni '80 è per l'appunto un'ispirazione da cui parte una selva di suggestioni e riferimenti che creano il mondo dell'Oscura Combo Romana, quel non-luogo che chiamano Roma Est e che, secondo me, nemmeno esiste.

Ciò che più mi ha entusiasmato di tutta questa faccenda, è stato il modo in cui la band ha saputo farsi conoscere e collocarsi nel geografico mondo fluido del panorama musicale. Non solo la loro ispirazione musicale vien da mostri sacri di fine '70 e primi '80 come Joy Division, Bauhause Siouxie, ma il modo con cui si sono fatti conoscere ricalca il metodo usato in quegli anni dalle produzioni indipendenti che ancora non erano indie.


I BJLFP non si sono fermati alla creazione di due album, per prima cosa se ne sono autoprodotti il primo (in una tiratura molto limitata), una sorta di demo, attorno al quale hanno costruito tutto un delirante meccanismo di comunicazione utilizzando i social (YouTube, Facebook, Instagram). Saggiamente,  vista la loro marcata (e indispensabile) romanità, hanno puntato molto sulla  locazione geografica in Roma Est, visto che l'azione dell'artista non può che essere influenzata dal territorio a cui appartiene.

L'aver saputo costruirsi una presenza forte è uno dei segreti della fama di cui godono i BJLFP, l'altro è quello di aver portato una ventata di freschezza in una scena Indie che di indipendente ha ben poco. Nel senso che, ai giorni nostri, Indie è sinonimo di genere musicale (ovvero che risponde a determinati canoni) mentre dovrebbe significare Indipendente, ovvero, che l'artista fa un po' quel cavolo che gli pare (e poi incrocia le dita).





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